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2. LA REGINA DI TUTTO IL CREATO

Dopo aver descritto la cura materna di Maria nei confronti di Gesù e di tutte le creature, al numero 241 dell’Enciclica Laudato Sì il Papa ci invita a fissare lo sguardo sulla sua condizione presente:

«Ella vive con Gesù completamente trasfigurata, e tutte le creature cantano la sua bellezza. […] Elevata al cielo, è Madre e Regina di tutto il creato. Nel suo corpo glorificato, insieme a Cristo risorto, parte della creazione ha raggiunto tutta la pienezza della sua bellezza».


Nella sua catechesi del 23 luglio 1997, Papa Giovanni Paolo II aveva ben spiegato il significato dell’abitudine popolare di invocare Maria come Regina. Si tratta di una invocazione molto antica, che risale probabilmente al V secolo, quando il Concilio di Efeso ha proclamato Maria «Madre di Dio» e il popolo cristiano ha sentito la necessità di esaltarla al di sopra di tutte le creature, riconoscendo così la sua straordinaria dignità e il suo ruolo di intercessione nella vita di ogni singolo credente e del mondo intero.

Anche il Concilio Vaticano II, dopo aver ricordato l'assunzione della Vergine «alla celeste gloria in anima e corpo», si riferisce a Lei come Regina e spiega che Ella fu «dal Signore esaltata quale Regina dell'universo, perché fosse più pienamente conformata col Figlio suo, Signore dei dominanti (cf. Ap 19,16), e vincitore del peccato e della morte» (Lumen Gentium 59). Il testo conciliare rimanda così all’Enciclica di Pio XII, Ad coeli Reginam, la quale ricorda che la regalità di Maria non ha a che fare soltanto con il mistero dell’incarnazione, ovvero con il suo essere la Madre di Dio, ma anche con la sua presenza ai piedi della Croce, dove i primi cristiani hanno riconosciuto in Lei la Nuova Eva, che misteriosamente partecipa a fianco del Cristo Nuovo Adamo alla redenzione dell’umanità.


La regalità del Cristo, infatti, da cui la regalità di Maria dipende e discende, non è dovuta soltanto al suo essere il Figlio di Dio: è nella consumazione della Pasqua, infatti, che tutta la creazione viene ricapitolata in Cristo e che Egli ne diviene compiutamente il capo. È per questo che il Vangelo di Marco afferma che nel giorno dell'Ascensione il Signore Gesù «fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19). «Sedere alla destra di Dio», nel linguaggio biblico significa condividere la regalità di Dio rispetto all’universo creato.

Nel corpo risorto del Cristo e nel corpo glorificato di Maria però, non sono soltanto il Figlio e la Madre nella loro individualità a ricevere la corona. È la creazione intera che già e non ancora raggiunge la pienezza della sua bellezza. Tutti gli elementi della creazione, infatti, non sono in qualche modo racchiusi e raccolti proprio nel corpo vivente dell’essere umano? L’acqua, che lo costituisce per il 60%, la terra, di cui si nutre e che in lui rimane sotto forma ad esempio di minerali; il fuoco, ovvero il calore o meglio l’energia che produce e che lo mantiene vivo; l’aria, infine, o meglio il respiro, il soffio che, secondo il libro della Genesi, l’essere umano condivide con Dio (Gen 1,7). Nei corpi glorificati del Figlio e della Madre perciò un frammento di creazione abita già pienamente la gloria di Dio, anticipando il destino che attende la creazione intera.


La regalità di Maria, ovviamente, non si sostituisce affatto alla sua maternità! Al contrario: la maternità di Maria, la sua tensione a prendersi cura, definisce e caratterizza in profondità il suo essere regina. Proprio in quanto regina di tutto il creato, Maria ha il potere di prendersi cura di tutte le creature, nessuna esclusa. A tal proposito, scriveva Pio XII nell’Enciclica già citata: «Avendo per noi un affetto materno e assumendo gli interessi della nostra salvezza, Ella estende a tutto il genere umano la sua sollecitudine. Stabilita dal Signore Regina del cielo e della terra, elevata al di sopra di tutti i cori degli Angeli e di tutta la gerarchia celeste dei Santi, sedendo alla destra del suo unico Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, Ella ottiene con grande certezza quello che chiede con le sue materne preghiere; quello che cerca lo trova e non le può mancare».


Se dunque anche oggi, nella nostra vita quotidiana, possiamo continuare a sperimentare la presenza amorevole e la cura materna di Maria, ciò è una conseguenza della sua Assunzione in Cielo e della sua partecipazione alla gloria del Cristo Risorto, che i credenti da sempre esprimono attraverso la metafora della regalità e della corona. Detto altrimenti: è la comunione intima con Dio Padre, Figlio e Spirito che rende Maria Regina dell’universo ed è quella stessa comunione che le permette di intervenire nella vita degli uomini e delle donne di tutti i tempi. «Assunta alla gloria celeste, Maria si dedica totalmente all'opera della salvezza per comunicare ad ogni vivente la felicità che le è stata concessa. È una Regina che dà tutto ciò che possiede, partecipando soprattutto la vita e l'amore di Cristo» (Giovanni Paolo II).


La glorificazione celeste della Madre di Dio è come anticipata dall’evangelista Luca nell’episodio dell’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta (Lc 1,39-56). Il frammento di una antica omelia attribuita ad Origene (III d.C.), commenta le parole rivolte da Elisabetta a Maria così: «Sono io che avrei dovuto venire a te, perché sei benedetta al di sopra di tutte le donne, tu la madre del mio Signore, tu mia Signora». Il passaggio dall'espressione «la madre del mio Signore» a «mia Signora» anticipa ciò che alcuni secoli più tardi sarà proclamato con forza da san Giovanni Damasceno, che chiama Maria «Sovrana»: «Quando è diventata madre del Creatore, è diventata veramente la sovrana di tutte le creature».


Una profezia forse più esplicita della glorificazione regale di Maria si trova tra le righe del canto del Magnificat, che l’evangelista Luca attribuisce a Maria stessa. Il canto, infatti, si apre con la proclamazione solenne di ciò che Dio ha già fatto per Maria, ovvero: «ha guardato l’umiltà della sua serva». In seguito, pochi versetti più tardi, Maria afferma che questo è il modo di agire tipico di Dio, che abbassa i potenti dai troni per innalzare gli umili. Maria, perciò, proprio in quanto «umile serva» è destinata ad essere innalzata. E lo sarà davvero, grazie alla vittoria definitiva sul male e sulla morte del bambino che porta in grembo.


È forse per questo che Botticelli, nello splendido tondo intitolato Madonna del Magnificat sovrappone i due misteri creando una scena unica: Maria sta scrivendo il canto del Magnificat su di un libro sostenuto da due angeli. La sua mano viene guidata dalla mano del bambino, che siede tra le sue braccia, mentre altri due angeli pongono una corona sul suo capo.


Il modo di agire di Dio cantato da Maria nel Magnificat non è anche iscritto, come sua legge, al cuore della creazione? Anche se è necessaria la pazienza dei secoli per riconoscerlo, a bene vedere non è la legge del più forte a prevalere sulla terra, ma la legge dell’alternarsi delle stagioni, la legge dell’alternanza della vita e della morte, in un continuo rovesciamento delle sorti. Tutti, d’altra parte, siamo destinati a morire, e neppure la promessa della resurrezione futura può preservarci da questo destino.

Chiediamo a Maria la grazia di guardare le cose e la storia della creazione secondo la logica del Magnificat. Riconoscere la nostra povertà ed aprirci all’azione di Dio che rovescia le sorti dei potenti e degli umili, infatti, è un passaggio fondamentale se vogliamo diventare davvero collaboratori di Dio per il bene dei fratelli e della Casa come e costituisce un momento imprescindibile in quel processo che Papa Francesco indica a tutti gli uomini e le donne di buona volontà con l’espressione «conversione ecologica».

Linda Pocher FMA

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