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2. LA SANTA FAMIGLIA, MODELLO DI OGNI FAMIGLIA.

Il primo passo di queste meditazioni dedicate a Nazaret – la casa di Maria! – è stato quello di cogliere “la legge della casa” come incarnazione della legge generale dell’amore, poiché l’amore vero è sempre comunione e distinzione, legame e libertà personale, obbedienza e intraprendenza filiale, intimità e fecondità nuziale, unione con Dio e missione nel mondo. Il secondo passo consiste nel cogliere l’originalità della Santa Famiglia di Nazaret, la sua specificità, ciò che la rende unica, e proprio per questo, significativa per tutti.


Una famiglia singolare ed esemplare

Troppo facile la tentazione di vedere la Santa Famiglia come un ideale di perfezione irraggiungibile, un modello distante dall’esperienza comune, un oggetto di contemplazione incapace di orientare le relazioni familiari concrete. Le cose stanno diversamente: “ritornare al significato profondo della famiglia – osservava il Card. G. Colombo – è proprio ritornare a Nazaret, dove brilla l’unico vero modello familiare per noi uomini, dove regna piena la legge della vita e dell’amore”.


Tanto più che a Nazaret non c’è solo il modello della famiglia, ma il modello di ogni vita cristiana. Adrienne von Speyr, grande mistica del ‘900, dice che “a Nazaret ha origine e si attua il modello della Chiesa di tutti i tempi”. È questo un paradosso meraviglioso: la singolarità della Santa Famiglia è il motivo della sua esemplarità, e la sua inimitabilità viene offerta alla nostra imitazione. Proprio a Nazaret, infatti, le relazioni familiari sono state santificate una volta per tutte. Nazaret è come una sorgente da cui sgorgano innumerevoli corsi d’acqua. E il motivo è semplicemente questo: in essa si realizza storicamente la presenza di Gesù, il farsi uomo del Figlio di Dio, il rivelarsi di Dio in formato familiare! In questo senso Maria e Giuseppe – dice sempre la von Speyr – “vivono già per la futura cristianità, cioè per noi, e la casa di Nazaret non è affatto una casa isolata, né un chiuso paradiso, ma ha porte e finestre aperte verso la Chiesa”, perché l’esperienza della Santa Famiglia “viene plasmata dal rapporto con Gesù”, dove “tutto ciò che è umano diventa eterno”, viene accolto e trasfigurato nella sfera di Dio. Da Nazaret in poi questo miracolo accade anche per noi e per le nostre famiglie: quando c’è Gesù tutto cambia, tutto si trasforma, tutto guarisce, tutto fiorisce!


Una famiglia ordinaria e straordinaria

Nazaret è lo spettacolo di una famiglia in cui l’ordinario e lo straordinario sono di casa, dove il divino e l’umano dimorano l’uno nell’altro, dove è possibile trovare Dio negli affetti umani e nei gesti semplici di ogni giorno, nelle fatiche e nelle prove, nelle luci e nelle ombre degli eventi lieti e dolorosi che segnano la vita di tutti. In questo senso, Papa Francesco, con il suo modo di esprimersi molto diretto, dice che la santa famiglia è una famiglia speciale, ma non strana, e lo sottolinea per chiedere alle famiglie cristiane di non isolarsi dalle altre famiglie e di non arroccarsi nella propria autodifesa: “nessuna famiglia può essere feconda se si concepisce come troppo differente o separata. Ricordiamo che la famiglia di Gesù, piena di grazia e di saggezza, non era vista come una famiglia ‘strana’, come una casa estranea e distante dal popolo” (AL 182).


E infatti la manifestazione pubblica di Gesù lasciava sbalorditi i suoi compaesani, che dicevano: “da dove gli vengono queste cose?”… “Non è il figlio del falegname?”… “Conosciamo sua madre e suoi fratelli” (Mt 13,56). Effettivamente, per chi si ferma alle apparenze, a Nazaret non vi è nulla di straordinario. Vi è un operaio onesto, un’umile donna e un fanciullo ben educato, l’uno col suo lavoro in bottega, l’altra con le sue faccende domestiche, il terzo, pur buono e intelligente, per il momento privo di segni vistosamente straordinari. A Nazaret la presenza di Dio non si manifesta in maniera gloriosa, ma feriale, non in piena luce, ma nel nascondimento, non in gesti speciali, ma nelle opere e nei giorni.


Vivere in famiglia contemplando la Santa Famiglia

A partire dall’esperienza familiare di Maria e di Giuseppe, dove Dio si è fatto bambino e quindi volto, gesto, parola, ogni famiglia cristiana può fare esperienza di Dio nella propria casa. In fondo, la Santa Famiglia, dove il Cielo è sceso sulla terra, sta all’incrocio fra la famiglia che è Dio e le famiglie di Dio. Nella Santa famiglia, la Trinità di Dio e la familiarità dell’uomo – entrambe mistero di amore e di vita – si incontrano. E dunque la Santa Famiglia è la prima famiglia cristiana, al punto che come nota Fallico, esiste “una sorta di santa alleanza, di vero e proprio concordato intimo, profondo e inscindibile, tra comunità ecclesiale e famiglia cristiana”, e che “la prima vera esperienza della famiglia come Chiesa domestica si è realizzata proprio a Nazaret nella casa della Vergine Maria, sposa di Giuseppe della famiglia di Davide”.

Occorre allora che ogni famiglia si lasci ispirare dalla storia di Maria e Giuseppe, per imparare ad accorgersi della presenza di Dio, a riconoscere i segni del Suo passaggio, a ringraziare per i doni della sua Provvidenza. E il primo passo – come suggerisce papa Francesco – è quello di “penetrare nel segreto di Nazaret, pieno di profumo di famiglia”, per contemplare con intelligenza e amore i volti, i luoghi e gli eventi: “abbiamo bisogno di immergerci nel mistero della nascita di Gesù, nel sì di Maria all’annuncio dell’angelo… nel sì di Giuseppe, che ha dato il nome a Gesù e si fece carico di Maria; nella festa dei pastori al presepe; nell’adorazione dei Magi; nella fuga in Egitto, in cui Gesù partecipa al dolore del suo popolo esiliato, perseguitato e umiliato… nell’ammirazione dei dottori della legge mentre ascoltano la saggezza di Gesù adolescente… nei trenta lunghi anni nei quali Gesù si guadagnò il pane lavorando con le sue mani” (AL 65).


Tre cose possiamo imparare frequentando la straordinaria ordinarietà della Santa Famiglia:


1. Impariamo ad andare al di là delle apparenze e a guardarci tra sposi, genitori e figli come ci guarda Dio, nella luce di Dio, con l’importanza che ciascuno ha nel disegno di Dio;


2. Impariamo il grande valore delle azioni comuni, perché è nella fedeltà dei gesti quotidiani, prima che nei grandi gesti, che si gioca ogni autentico cammino di santità: infatti solo a chi è fedele nel poco si può dare e affidare molto (cf. Lc 16,10);


3. Impariamo infine il grande valore delle prove, perché per arrivare a vivere il primato della volontà di Dio non è tanto importante comprendere o non comprendere: quello che conta è purificare lo sguardo e il cuore, i desideri e le aspettative, e poi immergersi nel mistero di Dio e lasciarsi condurre da Lui con fiducia e docilità!


Don Roberto Carelli - SDB

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