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ECCO STO ALLA PORTA E BUSSO: PREGHIERA E PAROLA

“Perciò, ecco, l’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”. (Osea 2, 16)


Dio è dialogo d’amore e ci chiama a dialogare con Lui.


Pregare è entrare in questo dialogo con Dio, che ci cerca e che desidera stare con ciascuno di noi.


“L’orazione è un colloquio, un dialogo, una conversazione dell’anima con Dio. Per mezzo di essa parliamo a Dio e reciprocamente Dio parla a noi; aspiriamo a Lui e respiriamo in Lui e reciprocamente Egli ispira in noi e respira su di noi” (Teotimo VI, 1).


“Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.” Ap (3,20)


Pregare è tenere aperta la porta del nostro cuore. Come dice Papa Francesco


“Dio è l’amico, l’alleato, lo sposo. Nella preghiera si può stabilire un rapporto di confidenza con Lui, tant’è vero che nel “Padre nostro” Gesù ci ha insegnato a rivolgergli una serie di domande. A Dio possiamo chiedere tutto, tutto; spiegare tutto, raccontare tutto. Non importa se nella relazione con Dio ci sentiamo in difetto: non siamo bravi amici, non siamo figli riconoscenti, non siamo sposi fedeli. Egli continua a volerci bene. È ciò che Gesù dimostra definitivamente nell’Ultima Cena, quando dice: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi» (Lc 22,20). In quel gesto Gesù anticipa nel cenacolo il mistero della Croce. Dio è alleato fedele: se gli uomini smettono di amare, Lui però continua a voler bene, anche se l’amore lo conduce al Calvario. Dio è sempre vicino alla porta del nostro cuore e aspetta che gli apriamo. E alle volte bussa al cuore ma non è invadente: aspetta. La pazienza di Dio con noi è la pazienza di un papà, di uno che ci ama tanto. Direi, è la pazienza insieme di un papà e di una mamma. Sempre vicino al nostro cuore, e quando bussa lo fa con tenerezza e con tanto amore.”


“Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. (Mt, 16, 25-26)


Il protagonista della preghiera è lo Spirito Santo, lo Spirito del Signore Gesù, che desidera vivere e camminare con noi, ogni giorno. Entrare ed abitare il nostro cuore.

Come nella parabola del padre misericordioso, Dio continuamente scruta da lontano il nostro cuore, sperando sempre di vederci tornare a Lui, anche con un solo cenno.

La preghiera è prima di tutto apertura a questo sguardo, a questa relazione, al dono che Dio vuole farci del Suo Amore, affinché noi possiamo percepirlo, incontrarlo, sentirci amati da Lui e contraccambiare questo amore nel nostro quotidiano.


“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”


Parlandoci nel Suo Figlio (Parola), Dio ci rende capaci di parlargli da figli (preghiera).

La preghiera è, quindi, ascolto della Parola del Signore, che ci viene donata per entrare in piena comunione e unione con Lui: se ci affidiamo alla Parola, a poco a poco ne saremo trasformati, perché essa è efficace ed opera quanto dice. La Parola va accolta non solo come un insegnamento che possa illuminare la nostra mente, ma come un seme che misteriosamente fa germinare nel nostro cuore la vita di Gesù. E’ Lui “il Seminatore” e noi siamo invitati a essere “coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza”. (Lc, 8-15)


In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano.


Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.


“Ti consiglio particolarmente l’orazione mentale che impegna il cuore a meditare sulla vita e sulla passione del Signore. Se lo contempli spesso nella meditazione, il cuore e l’anima ti si riempiranno di Lui; se consideri il suo modo di agire, prenderai le sue azioni a modello delle tue. E’ Lui la luce del mondo: è dunque in Lui, da Lui e per mezzo di Lui che possiamo essere illuminati e trovare chiarezza. Credimi, non possiamo raggiungere il Padre che passando per questa porta” (Filotea II,1).


La preghiera mira all’unione con Dio e all’adempimento della Sua volontà, ci dà il giusto senso della nostra miseria di creature e della nostra grandezza di figli, ci rende capaci di discernere leggendo la realtà e la storia con gli occhi di Dio, ci fa crescere negli atteggiamenti di fede, speranza e carità.


“Non vi è nulla che purifichi tanto il nostro intelletto dalle sue ignoranze e la nostra volontà dalle sue cattive affezioni come la preghiera, che introduce la nostra mente nella chiarezza e nel lume divino, ed espone la nostra volontà al calore dell’amore celeste; essa è l’acqua di benedizione, che, irrorandoci, fa rinverdire e rifiorire le piante dei nostri buoni desideri, lava le anime nostre dalle loro imperfezioni e spegne le passioni nei nostri cuori” (Filotea II, 1-2).


“Proviamo tutti a pregare così, entrando nel mistero dell’Alleanza. A metterci nella preghiera tra le braccia misericordiose di Dio, a sentirci avvolti da quel mistero di felicità che è la vita trinitaria, a sentirci come degli invitati che non meritavano tanto onore. E a ripetere a Dio, nello stupore della preghiera: possibile che Tu conosci solo amore? Lui non conosce l’odio. Lui è odiato, ma non conosce l’odio. Conosce solo amore. Questo è il Dio al quale preghiamo. Questo è il nucleo incandescente di ogni preghiera cristiana. Il Dio di amore, il nostro Padre che ci aspetta e ci accompagna”. (Papa Francesco)


In questo cammino la migliore guida è Maria, colei che ha saputo essere terra buona della Parola, che ha accolto con il suo FIAT e ha generato non solo nel cuore, ma anche nella carne.


Imparare a pregare

S. Francesco di Sales ci invita in primo luogo a preparare il cuore:

Ti ricorderò innanzitutto la preparazione, che consiste nei seguenti punti:

Ti propongo ora quattro vie per aiutarti a metterti alla presenza di Dio. Non pretendere di usarle tutte insieme, scegli quella che ti è più adatta, con semplicità e brevità.

  • La prima è una viva e attenta presa di coscienza che Dio è in tutto e dappertutto e non c'è luogo o cosa che non manifesti la sua presenza. Noi, pur sapendolo, spesso non ci pensiamo ed è quindi come se non lo sapessimo. Per questo prima della preghiera dì al tuo cuore con tutto te stesso, con profonda convinzione: "Cuore mio, Dio è proprio qui!".

  • La seconda via è pensare che Egli non solo è presente nel luogo dove ti trovi, ma lo è in modo particolare nel profondo del tuo cuore. E il tuo cuore la sua sede privilegiata e particolare!

  • La terza via è pensare al nostro Salvatore che, nella sua umanità, dal cielo con il suo sguardo segue continuamente tutte le persone della terra.

  • La quarta via è quella di immaginare il Salvatore vicino a noi, proprio come siamo soliti fare con gli amici. Se poi ti trovi in un luogo dove c'è il Santissimo Sacramento questa presenza è reale: Egli lì è realmente presente, ti vede e pensa (Filotea II,1-2).

Il secondo passo è accostarsi alla Parola.

“Prendo i brani scelti per la preghiera. Rinnovo in me la coscienza che questa Parola è piena dello Spirito Santo e comincio a leggerla con un atteggiamento di rispetto e di simpatia di fondo per essa. Leggo e rileggo il testo, fino a quando la mia attenzione interiore non si sofferma di piú su certe parole, traendo da esse un certo gusto, un calore, oppure fino a quando non percepisco che alcune parole cominciano piú vivamente a relazionarsi con me. O ancora quando comprendo alcune parole come particolarmente importanti per me, per la mia situazione, per la nostra comunità ecclesiale o anche per il momento d'oggi. Allora mi ci soffermo e comincio a ripeterle a bassa voce, con l'attenzione al cuore e al mio rapportarmi a questa Parola che è una Persona che mi parla. In tal modo, mentre ripeto queste sacre parole per diversi minuti, magari con gli occhi chiusi, non sono tanto attento al loro significato, quanto al di chi sono, di che cosa sono piene e dove vorrebbero portarmi. Si tratta della Parola di Dio che allora suscita in me una venerazione, un timore, un rispetto. Come insegnava Origene, è una parola imbevuta dello Spirito Santo. Quando ascolto la Parola, la ripeto o semplicemente sono attento ad essa, è lo Spirito Santo che agisce in me. Il rapporto che si instaura con la Parola è realizzato dallo Spirito Santo ed è in Lui. È lo Spirito che mi apre a quell'atteggiamento necessario perché la Parola mi parli. Siccome la Parola è una Persona viva, per conoscerla non ho bisogno di aggredirla con le mie. Posso anche interrompere la ripetizione della Parola per dire al Signore qualche mia riflessione o mio sentimento che in quel momento sto vivendo. L'importante è che per tutto il tempo custodisca questa formula del parlare, pensare, pregare ad un Tu, mantenga cioè un atteggiamento di rapporto verso Dio. Non bisogna aver paura di raccontare, all'inizio magari addirittura a bassa voce, le mie riflessioni, domande, ringraziamenti, suppliche al Signore, chiamandolo per nome” (Rupnik – Il discernimento).


Il terzo passo è individuare i buoni propositi che la preghiera ha suscitato in noi

“Uscendo dalla meditazione, Filotea, devi portare con te soprattutto i propositi e le decisioni prese, per metterle in pratica immediatamente, nella giornata. E’ questo il frutto irrinunciabile della meditazione. Uscendo dall’orazione che ha impegnato il cuore, devi fare attenzione a non provocargli scosse; rischieresti di rovesciare il balsamo raccolto con l’orazione. Intendo dire che, possibilmente, devi rimanere un po’ in silenzio e riportare per gradi il tuo cuore dall’orazione agli affari, conservando il più a lungo possibile i sentimenti e gli affetti fioriti in te”.


Per la preghiera personale e la meditazione

  • La tua preghiera è un ascolto silenzioso della Parola di Dio ?

  • Questo ascolto si fa dialogo vero e personale con il Signore ?

  • Ti fai accompagnare da María nella preghiera per essere terra buona ?


Impegno mensile

Dedicare un tempo alla preghiera con la Parola di Dio



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