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Francesco di Sales e le sue Filotee

Come nei due video precedenti, L’uomo spiegato da Dio e La dolcezza salesiana, don Michele Molinar, che ha curato questa serie con gli Uffici di Pastorale Giovanile e Comunicazione Sociale ICP presenta il terzo video https://drive.google.com/file/d/1IDvChAECDIiz-PXaEEfo8widS5ybi52F/view


Nell'epistolario di San Francesco di Sales, e anche in altri suoi scritti, cogliamo una squisita sensibilità nell’avvicinare il mondo femminile all'incontro con Dio e, attraverso l'incontro con Dio, al dono di sé e ad un rapporto amicale di profonda amicizia con Lui.

Tutto questo Francesco lo propone sia nel mondo laicale che nella vita consacrata. Ecco così spiegato il titolo di questo video “San Francesco di Sales e le sue Filotee” coloro che, da lui, sono guidate all’incontro con Dio.


È molto interessante in Annecy cogliere ambienti particolari, ad esempio un portone che si trova nella via più antica di Annecy. Un portone, molto simile agli altri, ma dà l’accesso alla casa dove abitava Louise du Chatel, sposata Charmoisy, la cugina di acquisto del nostro Vescovo. Grazie a lei, e ai consigli scritti che il cugino le darà, tutto questo diventerà ciò che noi abbiamo ancora oggi ed è chiamato “Filotea, introduzione alla vita devota”.


Il dono di cogliere e soprattutto di educare i desideri spirituali nel mondo nella sensibilità femminile, Francesco lo riconosce e lo condivide anche con Giovanna di Chantal proprio come dono di grazia ricevuto da Dio Padre.

“Cosa veramente strana. Penso che, nel mondo, non vi siano anime che amino più cordialmente, più teneramente e, per dir tutto molto alla buona, più amorosamente di me, perché a Dio è piaciuto fare così il mio cuore.”

C'è una lunga storia che caratterizza questo dono del nostro vescovo, e questa storia sicuramente inizia con il rapporto di Francesco con sua mamma, Francoise de Syonnaz.

Soltanto 15 anni, circa, separano la mamma dal figlio; mentre quasi 31 anni separeranno la mamma dal papà. Tutto questo ci fa dire che evidentemente è stato un matrimonio combinato, però possiamo dire che, seppure combinato, è stato un matrimonio riuscito.

Gli storici ci dicono che la mamma di Francesco aveva un carattere molto amabile. Un anno dopo il matrimonio partorirà il suo primo figlio mentre per il secondo figlio ci vorranno 9 anni e poi darà alla luce Gallois.


Gli storici ancora ci ricordano che i primi 6 anni della vita di Francesco sono gli anni della mamma; e dalla mamma riceve affetto, educazione e certamente anche una profonda sensibilità religiosa.


La mamma, ormai avanti negli anni dirà, parlando di Francesco: “Questo è mio figlio e mio padre”. Infatti anche la mamma sarà una delle anime guidate dal suo figlio.

La profonda sensibilità diventa attenzione e amabilità verso tutti coloro che il nostro vescovo incontra. Ad esempio, un giorno il nostro vescovo entra in casa e trova il suo domestico intento a scrivere una lettera; cosa sicuramente non comune per quei tempi:

“Amico mio, quando sono entrato eravate intento con carta e penna e avete nascosto tutto. Che cosa stavate dunque scrivendo? Non vi sono forse abbastanza amico perché mi facciate questa confidenza?


Il giovane, confuso, porge il foglio al Vescovo: era una letterina in cui scriveva una dichiarazione d'amore. Il vescovo la legge e poi conclude: “Non riuscite a spiegarvi bene. Lasciate che vi aiuti.

Ecco, copiate questo; metteteci il vostro nome e mandatelo. Vedrete che tutto andrà bene.””


Un’ altra presenza, che tanto ha educato la fede di Francesco e ha inciso sulla comprensione del femminile, è la presenza di Maria la Madre di Dio di cui Francesco dirà “la donna più amabile e amante di tutte le creature”.

Per lei Francesco avrà sempre una devozione forte, filiale e affettuosa.

Qui, nella Basilica della Visitazione, che custodisce il reliquiario di San Francesco e di Santa Giovanna di Chantal, ritorniamo a quella lettera così significativa, scritta al termine della sua vita, a Giovanna di Chantal.


Andrè Ravier, grande e profondo conoscitore del nostro Santo, definisce questa lettera “il cuore della salesianità”; come se qui raccogliesse tutti i temi e gli atteggiamenti cari alla santità salesiana.


“Cosa veramente strana. Penso che, nel mondo, non vi siano anime che amino più cordialmente, più teneramente e, per dir tutto molto alla buona, più amorosamente di me, perché a Dio è piaciuto fare così il mio cuore.


E tuttavia amo le anime indipendenti, vigorose, le anime che non sono femmine, perché la tenerezza troppo grande sconvolge il cuore, lo rende inquieto e lo distrae dalla meditazione amorosa di Dio, e impedisce la completa consegna a Dio e la perfetta morte dell’amor proprio.”


L’eccellenza di questa lettera così intensa e profonda è nelle ultime battute quando il santo vescovo dichiara “Quello che non è Dio non è nulla per noi.”

Ho l’impressione di non amare nulla fuori di Dio e tutte e anime in Dio. Sento quell’unità che Dio ha prodotta in me in modo straordinario.”

Tutto questo vuol dire che lo spazio della loro amicizia è nel cuore di Gesù e nella volontà di Dio Padre, e nel dono reciproco. Da nessun'altra parte.

Sei mesi dopo essersi conosciuti a Digione, Francesco di Sales scriverà a Giovanna di Chantal.

“Ho visto a Roma un albero piantato da beato san Domenico. Tutti vanno a vederlo e lo amano per amore di colui che lo ha piantato. Ebbene, io, avendo visto in voi l’albero del desiderio della santità che nostro Signore ha piantato nella vostra anima, ho preso ad amarlo teneramente.”

Quanto abbiamo ascoltato ci dice che non potrebbe esistere la santità di Francesco senza quella di Giovanna di Chantal. Potremmo ugualmente dire che non potrebbe esistere la santità di Don Bosco senza il desiderio profondo di Dio, certamente educato, in Domenico Savio.

Il cammino spirituale del nostro Santo Vescovo, quello che lui stesso vive e che propone alle anime che guida, è così semplice e adeguato alla nostra umanità.

Però non dobbiamo credere che sia totalmente spontaneo.

Anche Francesco conosce un tarlo che mina il rapporto con Dio ed è il tarlo dell’amor proprio; del legame a se stessi, del vedere se stessi come i registi unici della propria vita.

E l’amor proprio trasforma i legami, anche quelli più belli, in vincoli costrittivi.

Allora Francesco educa le sue suore al distacco; quella forma di distacco che conservano ancora attualmente.

“L’ultimo giorno dell’anno prenderete le vostre croci, corone del Rosario e immagini e ne farete un piccolo involto ed estrarrete a sorte per evitare preferenze. Ma ascoltate, ecco il meglio. Io non posso sopportare che certe religiose vengano chiamate “la signora eletta”, la signora tale o tal altra. No, nessuna preminenza e nessuna parola di anzianità: siamo tutti pochissima cosa. Al primo involto mettete il numero 1, al secondo 2, e così via. E, figlie mie, in questo modo vivremo distaccati proprio da tutto”


Fonte: Infoans


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