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UNA GRANDE SINFONIA DI PREGHIERA NEL GIUBILEO DELLA CHIESA – AVE MARIA - UN SALUTO GARBATO E PIENO DI AFFETTO

L’Ave Maria non è una preghiera come le altre: letteralmente evangelica per più di metà, e angelica nel suo esordio! Le prime parole riproducono il saluto rivolto dall’arcangelo Gabriele a Maria in occasione dell’Annunciazione («Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te», Lc 1,28), a cui seguono le parole ispirate che Elisabetta rivolge a Maria («Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!», Lc 1,42), sigillate infine dalla supplica che la Chiesa rivolge alla cara Madre di Dio.


La recita del saluto angelico risponde all’esigenza affettuosa di salutare frequentemente la Madonna, come si fa ogni giorno con la propria madre. E di farlo prendendo a prestito le parole che hanno riscattato il mondo, quelle che sono all’origine della redenzione del genere umano. Parole così preziose che il popolo di Dio ha avvertito l’esigenza di impararle a memoria, tramandandole come un tesoro preziosissimo: è difficile immaginare un’altra preghiera più visceralmente legata alla fede dei semplici e alla vita della Chiesa.


Quanto deve rallegrare Maria vedere che i suoi figli si ricordano di lei lungo le giornate, e non solo quando hanno qualcosa da chiedere! Ne sit tibi grave, dicere Matri tuae: Ave! (Non ti sia d’incomodo dire alla tua Madre: Salve!), campeggiava nell’androne di un collegio salesiano destinato ai futuri missionari. Scelta azzeccata, perché lo slancio apostolico matura nella devozione personale a Maria. Chi meglio di lei conosce la preziosità della vita in grazia di Dio, il dono incomparabile di vivere in amicizia col Signore Gesù? Chi è davvero devoto di Maria avverte l’esigenza interiore di annunciare il Signore: «Per il cuore innamorato non è un obbligo, è una necessità difficile da contenere: “Guai a me se non annuncio il Vangelo” (1 Cor 9,16)» (Francesco, Dilexit nos, n. 211).

Un grande innamorato della Madonna e suo fervente apostolo, san Luigi Maria Grignion da Montfort, non esita ad affermare che «il saluto angelico riassume nel modo più conciso tutta la teologia cristiana sulla Vergine santa… grazie al saluto angelico, Dio si fece uomo, una vergine divenne Madre di Dio… il peccato fu perdonato, la grazia ci fu data… e gli uomini ottennero la vita eterna» (Il segreto meraviglioso del Santo Rosario, n. 45). Comprendiamo allora la saggezza spirituale della Chiesa, di custodire in modo tutto speciale queste parole benedette e di metterle sulle labbra dei fedeli, sin da piccini!



«Piena di grazia»

Il saluto angelico rivolge a Maria il complimento più nobile che una creatura umana possa ricevere: «Piena di grazia». Una parola appena, in greco (kecharitoméne), che vale quanto è più importante. Maria è piena di grazia perché privilegiata della presenza efficace di Dio, che la rende partecipe della sua santità (questo significa “piena di grazia”) sin dal concepimento immacolato. Maria beneficia, per così dire, “in anticipo”, della Redenzione che il Verbo di Dio avrebbe realizzato proprio grazie al suo consenso.

Maria è piena di grazia perché partecipa integralmente della vita di Dio, intrattenendo un rapporto singolarissimo con ciascuna delle Persone divine della SS. Trinità. Per questo la preghiera si affretta ad aggiungere «il Signore è con te». Su questa terra mai si realizzò una unione più stretta di quella che legò indissolubilmente il Verbo incarnato, il Signore Gesù, alla sua Madre verginale. Al punto che la carne di Gesù, la sua santa umanità, si plasma dal sangue purissimo di Maria; nessuna meraviglia, allora, che anche nella gloria Maria sia associata al proprio Figlio e, assunta in cielo, partecipi alla sua vittoria sul peccato e sulla morte.


«Benedetta tu… benedetto il tuo Gesù»

La continuazione dell’Ave Maria ci conduce poi all’episodio della Visitazione, realizzando di fatto un compendio dei racconti della Natività, in modo da tenere sempre vivo nella nostra memoria il mistero dell’incarnazione.

Facendo nostre le parole di Elisabetta, quasi senza accorgercene «in ogni Ave Maria rivolgiamo una doppia benedizione, una a Gesù e una a Maria» (Il segreto, n. 52). Benediciamo Dio per la sua bontà e fedeltà, per il suo disegno di salvezza culminato nell’incarnazione e nella redenzione. E Maria gioca un ruolo indispensabile in questo piano salvifico che ci avvolge da ogni parte.

Maria è benedetta fra le donne perché piena di grazia, ed è tale in previsione della sua maternità divina. Ma la benedizione divina non ristagna in Maria. Maria, come aveva colto bene san Bernardo, è l’acquedotto della grazia, capace di trasmettere vita divina a coloro che ricorrono alla sua intercessione. E così, quasi impercettibilmente, l’Ave Maria trapassa dalla lode alla supplica che la Chiesa le rivolge.


«Madre di Dio, prega per noi»

Nell’ultima parte dell’Ave Maria è infatti la Chiesa a prendere la parola, attribuendo a Maria il titolo più alto e arrischiato: Madre di Dio. Ci vollero non poche discussioni per giungere a questa definizione dogmatica, sancita nel Concilio di Efeso (431 d.C.). «A partire dal Concilio di Efeso il culto del popolo di Dio verso Maria crebbe mirabilmente in venerazione e amore, in preghiera e imitazione» (Lumen gentium, n. 66). La Madre di Dio divenne in breve agli occhi del popolo di Dio il rifugio sicuro a cui ricorrere, l’avvocata delle cause più delicate, la generosa dispensatrice delle grazie di Dio. E tale resta per la Chiesa di ogni tempo.

Paradossalmente, l’Ave Maria non precisa le richieste da avanzare a Maria, perché si rimette interamente al giudizio del suo cuore di madre, che ben conosce le vere necessità dei suoi figli. Per questo soltanto la implora: «Prega per noi peccatori», confidando nella potenza della sua intercessione.

In questo modo, recitando l’Ave Maria ognuno può presentare mentalmente alla Madre di Dio l’intenzione che più gli sta a cuore in quella circostanza. L’intercessione di Maria è la grande risorsa del cristiano; se è vero che la preghiera mette la potenza di Dio a nostra disposizione, quanto più allora quella preghiera che è presentata per le mani stesse di Maria!


Saggiamente ed affettuosamente, l’Ave Maria ci fa anche pregare per la nostra morte, invocando l’intercessione di Maria «adesso e nell’ora della nostra morte». Discretamente, l’Ave Maria ci ricorda che la vita terrena ha un termine invalicabile, che andrà affrontato personalmente: si tratta della nostra morte, quella singolarissima che la Provvidenza ha in serbo proprio per me. Ebbene, con l’Ave Maria chiediamo alla nostra Madre celeste di pregare per noi in quel momento decisivo, in cui ne avremo maggior bisogno, per ottenerci un trapasso in grazia di Dio e il più possibile sereno. Davvero l’Ave Maria è la più preziosa disposizione testamentaria, redatta per orientare il da farsi quando saremo ormai impediti a comunicare la nostra volontà!


Da quanto detto, appare che l’Ave Maria è preghiera opportuna in ogni circostanza, come aveva ben compreso il Montfort (Il segreto, n. 57):

«Ti trovi nell’infelice condizione di chi è in peccato? Invoca la divina Maria. Dille: Ave, che vuol dire: io ti saluto con profondissimo rispetto, o tu che sei senza peccato e senza altri mali! Ella ti libererà dalla disgrazia dei tuoi peccati.


Sei nelle tenebre dell’ignoranza o dell’errore? Rivolgiti a Maria e dille: Ave Maria, che vuol dire: illuminata dai raggi del sole di giustizia. Ella ti farà partecipe del suo splendore.

Hai perduto la grazia? Onora l’abbondanza delle grazie di cui Dio colmò la Vergine Santa e di’ a Maria: Piena di grazia e di tutti i doni dello Spirito Santo. Ed Ella te ne farà parte.


Ti senti solo, come abbandonato da Dio? Rivolgiti a Maria e dille: Il Signore è con te più degnamente e più intimamente che nei giusti e nei santi, poiché tu sei una cosa sola con Lui. Egli infatti è tuo Figlio, la sua carne è carne tua. E poiché gli sei Madre, tu sei con il Signore per una perfetta rassomiglianza ed un reciproco amore. Dille ancora: la SS. Trinità è tutta con te, essendone tu il tempio prezioso. Ella ti rimetterà sotto la protezione e la custodia del Signore».


Don Marco Panero, SDB

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